venerdì 30 agosto 2013

Lode, lode, lode al G.A.S.



Sempre sia lodato il G.A.S.
Dove G.A.S. sta per Gruppo di Acquisto Solidale.

No, davvero, il G.A.S. mi ha semplificato molto la vita, e non solo da quando ho smesso di andare al supermercato, ma più in generale da quando ho aderito per la prima volta a un Gruppo di Acquisto, più o meno 5 anni fa.

(Tra parentesi, questo mio esperimento di non mettere piede in un supermercato per un anno non è nulla di eccezionale. Conosco diverse persone che, dopo aver aderito a un G.A.S., hanno praticamente smesso di andare al supermercato.)

Avevo provato a scrivere una breve descrizione di cosa fosse un G.A.S., poi ho controllato online e ho trovato parole molto più efficaci delle mie, che incollo qui:

“Il Gruppo d'Acquisto Solidale si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell'alimentazione con prodotti biologici, l'acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori (soprattutto locali). (…) Ne consegue un aumento del livello di soddisfazione per ambedue le parti. La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri "volti" e le proprie storie. (…) 
Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarietà che parte dai membri del gruppo e si estende ai produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.”

In poche parole, un G.A.S. è formato da persone che decidono di acquistare prodotti di qualità, preferibilmente locali. Prodotti di qualsiasi tipo, dalle famose cassette di verdura ai detergenti per la casa. Gli acquisti vengono effettuati in modo critico: sono i consumatori (ovvero i membri del G.A.S.) a scegliere i produttori a cui affidarsi, garantendo così sostegno al lavoro di questi ultimi.

Pe r quel che riguarda l’organizzazione, ogni G.A.S. sceglie come organizzarsi: per motivi “logistici” io ho avuto a che fare con 3 G.A.S. e ognuno di questi seguiva una propria modalità, diversa da quella degli altri.

Finalmente da qualche tempo anche nel mio paese si è creato un Gruppo d’Acquisto ben strutturato e con cui mi trovo molto bene. Ogni settimana viene inviato un file con tutti i prodotti ordinabili (frutta e verdura, formaggi, prodotti da forno, marmellate, prodotti sott’olio e sott’aceto) in cui viene indicato il prezzo ad unità: si compila il file indicando il prodotto che si desidera ordinare, la quantità e lo si invia al referente. Il lunedì sera, poi, si va a ritirare quanto ordinato (si è stabilito un luogo di ritiro, un giorno ed un orario comuni) e si paga direttamente il produttore.
Fatto.
E non venitemi a dire che non è comodo.
Ditemi che preferite davvero andare al supermercato, cercare parcheggio, barcamenarvi tra la miriade di prodotti, fare i rally con il carrello e fare la fila alla cassa.
Non è meglio “fare la spesa” standosene comodamente seduti sul divano e andare a ritirare direttamente il tutto, incontrandosi con il produttore e scambiando due chiacchiere con gli altri gasisti?
Il tutto con la certezza di aver acquistato prodotti di qualità, di produttori locali che lottano quotidianamente per continuare a fare il proprio lavoro.

Ogni 3 mesi, poi, il mio G.A.S. partecipa ad un ordine INTERGAS: insieme ad altri Gruppi di Acquisto della zona si acquistano i prodotti non freschi (riso, farina, farro, orzo, pasta, legumi, prodotti equosolidali, - caffè, tè, zucchero, cioccolata, couscous – detersivi, prodotti per il corpo e per la casa…). L’ordine viene effettuato insieme ad altri G.A.S. per cercare di ottimizzare i trasporti e i prezzi, in quanto in questo caso non si tratta solo di produttori locali.

Infine, durante tutto l’anno, a seconda del clima, della disponibilità e delle produzioni, vengono effettuati ordini di carne, pesce e prodotti tipici di altre regioni.

Sinceramente, non riesco a trovare nessuna motivazione per cui non sia conveniente aderire a un G.A.S.
Ecco le obiezioni che solitamente ricevo.

1) “Bello. Però, sai, mio suocero ha l’orto e ci fornisce tutta la verdura di cui abbiamo bisogno.”
Beh, vabbeh, anche noi abbiamo l’orto e infatti non compriamo la verdura tramite il G.A.S.
 Però anche voi avrete pur bisogno di pasta, riso, detersivi, farina, uova …
Non so perché, ma è molto diffusa l’idea secondo cui “G.A.S. = cassetta di verdura”. No! Con il Gruppo d’Acquisto si può fare una spesa pressoché completa.

2) “Bello. Però, sai, noi siamo spesso via per lavoro e non potrei acquistare con regolarità.”
A chi aderisce al G.A.S. non viene richiesta regolarità negli acquisti, non bisogna impegnarsi ad acquistare qualcosa tutte le settimane.
Anche noi, ad esempio, praticamente partecipiamo solo agli ordini Intergas.
Certo, se uno si iscrive a un G.A.S.  e poi in 9 mesi non effettua neanche un acquisto… a quel punto è lecito domandarsi perché abbia deciso di aderire!

3) “Bello. Però vivo da solo e una cassetta di verdura è troppa per me.”
Ok, abbiamo già detto che non è vero che “G.A.S. = cassetta di verdura” ma si possono comprare tanti tipi di prodotti. Per quanto invece riguarda il discorso verdura nello specifico, conviene informarsi direttamente presso il proprio G.A.S. In quello del mio paese, ad esempio, non esiste la possibilità di acquistare delle cassette ma bisogna indicare il tipo e la quantità di verdura che si desidera. Vuoi solo un cespo di insalata? Sarai accontentato!

L’unica obiezione che mi ha convinta è stata quella della mia amica che, vivendo da sola e spesso rintanata in ufficio, compra davvero poche cose e preferisce recarsi in mercatini e negozietti il sabato mattina.

Detto ciò, non posso fare altro che consigliare davvero a TUTTI i Gruppi di Acquisto.
Perlomeno, non decidete a priori che non sono adatti a voi! Prima informatevi, cercate di capire come funziona il G.A.S. della vostra zona, parlate con qualcuno che ne faccia parte, date un’occhiata alla lista dei produttori e ai prezzi offerti.
POI decidete.



martedì 20 agosto 2013

La riscoperta delle botteghe



Un piccolo piacere che ho (ri)scoperto da quando ho smesso di andare al supermercato, è quello di frequentare le piccole botteghe del mio paese. Paese in cui abito da 7 anni, ma nelle quali non avevo mai messo piede. Perché? Boh!

Probabilmente per il solito discorso della “comodità”: meglio fare la spesa in un unico posto grande piuttosto che entrare in più negozietti situati tutti a pochi metri di distanza!
E poi sicuramente anche per una questione di risparmio: chissà che prezzi alti avrei trovato in quei negozi! A parte la stupidità dell’averli marchiati come “costosi” senza aver mai dato un’occhiata ai loro prezzi , ora posso affermare di aver notato sì dei prezzi leggermente superiori a quelli del supermercato (nonostante esistano comunque delle differenze da negozio a negozio), ma nulla che non venga compensato dalla qualità e bontà del prodotto e dal piacere del contatto diretto con il negoziante.

Vi ricordate cosa significa entrare in un negozio, scambiare due chiacchiere con il negoziante, chiedergli informazioni, consigli, ricevere in regalo un grissino per la bimba, assaggiare due tipi di prosciutto prima di decidere quale acquistare, essere salutati con un sorriso ed essere riconosciuti alla visita successiva?
Beh, secondo me tutto questo vale quell’euro e cinquanta in più che la spesa viene a costare. E ve lo dice una che (purtroppo) si trova a dover monitorare al centesimo ciò che spende.

E poi in queste botteghe si vedono cose meravigliose, tipo i mega-vasoni di vetro contenenti zucchero a velo…zucchero a velo che viene venduto all’etto…wow!
Vogliamo poi parlare delle caramelle dentro ai vasi di vetro? Un vero spettacolo per gli occhi!

La scelta di non andare al supermercato sta rivelando dei risvolti sempre più piacevoli…


venerdì 9 agosto 2013

Il lievito



Un capitolo a parte merita sicuramente il discorso “lievito”, il quale mi sta facendo partire la brocca.

Ogni settimana a casa nostra si consumano una media di due ciambelle per la colazione e un numero imprecisato di biscotti, di cui mio marito è un consumatore seriale. Il tutto per un totale di tre bustine di lievito.
Prima ero solita comprare al supermercato il lievito vanigliato “Pane degli Angeli”, che acquistavo nella confezione da 10 bustine, per un totale – se non ricordo male – di circa 3  Euro. Con questa confezione ero più o meno a posto per almeno tre settimane.


 
Nell’ultimo mese ho comprato da NaturaSì il lievito vanigliato biologico per dolci “Baule Volante”, nella confezione da tre bustine che – sempre se la memoria non mi inganna –  costa più o meno  1,70 Euro. Con questa confezione riesco a soddisfare giusto le nostre esigenze settimanali.



Però mi sono stancata perché, a parte il fatto che non riesco ad andare da NaturaSì tutte le settimane e quindi quando ci vado mi sento un po’ una matta a svaligiare il reparto lieviti, mi piace fare mie le parole che ho trovato sul blog Bio si può:

Anche da un punto di vista ecologico, usare prodotti i cui pochi grammi sono contenuti in tanta carta (o, peggio ancora, alluminio) e che hanno percorso centinaia di chilometri per arrivare in supermercati iperilluminati e supercondizionati, non è una scelta tra le più corrette.

Cosa fare allora?

L’anno scorso abbiamo provato la pasta madre. Giuro che ci abbiamo provato. Per ben due volte.
Ma purtroppo non fa per noi.
Ci piace molto l’idea della pasta madre, eravamo soddisfatti delle ricette che utilizzavamo ma i suoi tempi lunghi entrano in pieno contrasto con la nostra totale mancanza di organizzazione.
In cucina, infatti, siamo un po’ degli improvvisatori: decidiamo un momento per l’altro cosa mangiare e quasi mai pianifichiamo i nostri pasti.
Pane ne consumiamo pochissimo (più che altro cerchiamo di far entrare poco pane in casa nostra perché siamo capaci di ingurgitarne, per pura golosità, delle quantità imbarazzanti).
E per quanto riguarda la nostra classica ciambella della colazione, spesso ci accorgiamo di averla terminata proprio la mattina stessa, per cui spesso ci mettiamo all’opera all’ultimo minuto (usiamo una ricetta velocissima che prevede 20 minuti di cottura).
Insomma, anche se ci abbiamo provato con le migliori intenzioni, la pasta madre proprio non fa per noi. Purtroppo.

E quindi?!?
Ho guardato un po’ su Internet e ho trovato queste ricette:

- mescola  1 di cucchiaino di bicarbonato con 2 di cremore di tartaro (per 225 g di farina)
- oppure, 1/4 di cucchiaino (2 g) di bicarbonato con 125 g di yogurt;
- oppure ancora, 1/4 di cucchiaino (2 g) di bicarbonato con 1/2 cucchiaino di aceto o succo di limone e 100 g di latte.

Devo dire che mi ispira molto il mix bicarbonato + cremor tartaro, per cui ho deciso di partire alla ricerca del cremor tartaro, che vorrei acquistare in farmacia e non sotto forma di bustine al NaturaSì.
Suppongo che non sarà facile trovarlo nelle immediate vicinanze, quindi...che la caccia abbia inizio!
 

giovedì 8 agosto 2013

Primo bilancio



Ormai è passato quasi un mese dall’inizio dell’esperimento ed è quindi tempo di un primo bilancio.

1) Devo migliorarmi dal punto di vista organizzativo.
Dovrei imparare ad analizzare meglio le esigenze della nostra famiglia così da ottimizzare i giri in paese (abitiamo un po’ fuori e siamo dipendenti dalla macchina): non posso andare in bottega a comprare la ricotta e tornarci anche il giorno successivo per comprare il prosciutto!
Ricordo che mia nonna decideva ogni mattina i pasti della giornata e andava a fare la spesa di conseguenza. Andava quindi in negozio tutti i santi giorni, ma il negozio in questione (una botteguccia d’altri tempi, dove potevi trovare di tutto, dal capocollo agli stuzzicadenti) si trovava ad un minuto a piedi da casa sua. Se si dimenticava qualcosa, il negozio era sempre lì.
Purtroppo io non posso permettermelo.
Dovrei cercare di farmi una lista della spesa settimanale ma questo sarà sicuramente difficile per me che sono tendenzialmente disorganizzata: non faccio quasi mai la lista della spesa e quando la faccio mi dimentico di portarla con me.

2) Una minima forma di risparmio c’è già stata in quanto, non andando al supermercato, evito di comprare quelle cose di cui non si ha davvero bisogno ma che ci si trova lì davanti e che alla fine si infilano nel carrello perché “non si sa mai” o perché “beh, è in promozione!” (ad esempio, nel mio caso specifico, la pancetta affumicata a cubetti).

3) Ho cominciato a fare più attenzione ai prezzi e a farmi delle domande (spesso noiose, soprattutto per chi deve sopportare i miei sproloqui). Tipo: perché la ricotta del Mercato della Terra costa 11 Euro al chilo, quella del fornitore del Gruppo d’Acquisto costa 8 e quella dello spaccio del caseificio viene 4,50 Euro al chilo? La ricotta del caseificio è una ciofeca? Oddio, quale ricotta compro?!?
Ma non temete, sull’affaire ricotta seguirà un interessantissimo post a parte!

4) È difficilissimo trovare del pesce. Attendo con ansia il prossimo ordine Fishbox.

5) Ho riflettuto sul fatto che è da almeno almeno 25 anni che non metto piede in una macelleria (ok, chissenefrega), cioè da quando mia nonna mi spediva nella macelleria sotto casa con il suo borsellino pieno di monete da 100 e 200 lire e carte da mille lire.
Noi mangiamo carne (anche se molto poca) ma prendiamo la carne di manzo da mio suocero, che è un allevatore, mentre ogni tanto compravo dei petti di pollo bio alla coop. Non andando più al supermercato, ho preso in considerazione l’ipotesi di recarmi dal macellaio e riflettendoci ho notato che è da almeno due decenni che non ci vado più. E la domanda sorge spontanea…perché?
Sicuramente per comodità, non tanto per una questione economica, in quanto ovviamente non ho la più pallida idea di quali prezzi offra una macelleria. Chissà quante persone hanno fatto come me e chissà quante macellerie hanno chiuso!
Poi si può sicuramente ragionare sull’etica del mangiare la carne, ma questo è un discorso a parte.

Insomma, moooooooolto deve ancora essere fatto ma al momento devo ammettere di ritenermi soddisfatta.
Sono soddisfatta della scelta presa che, anche se spesso e volentieri mi complica la vita (ed è su questo aspetto in particolare che devo lavorare), mi sta facendo scoprire tante cose interessanti.
Sto approfondendo alcune realtà del territorio, sto facendo scelte più consapevoli.
Sto prestando molta più attenzione al modo in cui si alimenta la mia famiglia e lo stiamo modificando di conseguenza.
Mi pongo per la prima volta delle domande assolutamente lecite (anzi, spesso mi domando come ho fatto a non pensarci prima) e cerco di capire e apprezzare il valore qualità-prezzo vari cibi. Tutte cose che cercavo di fare anche prima, ma solo ora mi accorgo che mi fermavo ad un livello superficiale.
La scappatoia del supermercato era sempre lì, a portata di mano, e rinunciarvi era difficile…