lunedì 16 settembre 2013

Torta al cioccolato



Forse l’ho già detto, ma noi a colazione mangiamo sempre una torta al cioccolato dalla ricetta molto semplice e super-veloce. Una sola torta non ci basta per tutta la settimana, direi che ne dobbiamo preparare in media due ogni dieci giorni.
Fortunatamente, però, questa ricetta non ci fa sentire in colpa, infatti non contiene né uova né burro e solo 50 g di cacao in polvere.

Per farla vi servono:
- 50 g di cacao AMARO in polvere
- 180 g di zucchero
- 200 g di farina
- 250 g di latte
- 1 bustina di lievito (anche se, alla luce delle ultime scoperte, mezza bustina è sufficiente)

Poi dovete mescolare la farina con lo zucchero e il cacao amaro e aggiungere il latte poco alla volta fino ad ottenere una consistenza cremosa. Quindi dovete aggiungere il lievito e mescolare bene. Alla fine versate il tutto in una tortiera imburrata (io di solito uso quella da 24 cm), infornate nel forno già caldo e cuocete a 180° per circa 20 minuti.

Premesso che io sono una vera e propria cioccolato-dipendente a cui un pezzetto di cioccolato è in grado di cambiare l'umore, la scoperta di questa ricetta ha rappresentato una vera e propria svolta. Che bello iniziare la giornata così!
E, credetemi, questa torta è veramente buonissima: dopo averla assaggiata, nessuno potrebbe mai immaginare che sia così “sana”!

Che dire…caldamente consigliata!!!


venerdì 13 settembre 2013

L'affaire ricotta



Come ho avuto più volte occasione di accennare, ora faccio più attenzione ai prezzi e mi pongo molte più domande.
E mi pongo dei problemi esistenziali che voi neanche immaginate, tediando chiunque si ritrovi al mio fianco!

Ad esempio, il cosiddetto (da me) affaire ricotta mi ha quasi mandato fuori di testa.

Tutto è nato dopo aver notato una bella discordanza nei prezzi della ricotta: 11 Euro al chilo al Mercato della Terra, 4,50 Euro allo spaccio del caseificio del mio paese e 8 Euro dal fornitore del Gruppo d’Acquisto.
La mia preoccupazione non era principalmente legata al fatto che la ricotta del Mercato della Terra fosse troppo costosa, ma mi spaventava soprattutto il prezzo basso della ricotta del caseificio (quella che compro abitualmente)…forse quel prezzo così conveniente era indice di scarsa qualità?

Fortunatamente conosco persone che da molto tempo si interrogano sulla qualità dei prodotti, quindi mi sono rivolta a loro con i miei mille dubbi.

Dunque, partiamo dal presupposto che la ricotta è un prodotto di scarto della produzione del formaggio, infatti non è altro che siero ribollito (e il siero è quel liquido che si separa dalla cagliata durante la produzione del formaggio). Di per sé, quindi, non dovrebbe essere molto costosa.
Poi, però, entrano in gioco tutte quelle variabili tipo il metodo di produzione e il discorso biologico/non biologico.

Premesso ciò, mi è stato per fortuna confermato che la ricotta del “nostro”caseificio non è una porcheria. Certo, come già sapevo non è biologica, ma il prezzo basso è probabilmente dovuto al fatto che:
- producono una gran quantità di siero come residuo della produzione del parmigiano, che è il loro vero business
- al negozio vendono direttamente i prodotti del caseificio
Tra l’altro a questa ricotta viene aggiunta della panna (che quindi dovrebbe rappresentare un costo extra), rendendola più grassa e saporita, meno “delicata”. E qui entra in gioco il gusto personale…ma a mio parere la panna la rende veramente libidinosa!

Gli 8 Euro al chilo del produttore del Gruppo d’Acquisto (di cui ho sentito dire splendide cose e di cui non vedo l’ora di visitare la stalla) sono probabilmente giustificati dal fatto che la sua produzione è limitata, manuale (non industriale) e biologica. La sua ricotta costa sicuramente di più, ma diciamo che non ha un prezzo pazzo considerando le sue caratteristiche.

Alla luce di tutto ciò, gli 11 Euro del Mercato della Terra appaiono veramente eccessivi. Anche se, col senno di poi, mi è venuto un dubbio…che forse non fosse ricotta di mucca? Non ci metterei la mano sul fuoco…

Spesso si pensa che un prezzo alto sia indice di qualità elevata e fortunatamente questo è quasi sempre vero. D’altro canto, però, un prezzo basso può trovare giustificazioni sensate, che non indicano necessariamente che il prodotto in questione sia una schifezza.
Anzi, purtroppo ultimamente ho sempre più l’impressione che si marci un po’ su questa teoria del prezzo alto = qualità alta, proponendo quindi prezzi eccessivi e non alla portata di tutti.

Se ne parlava l’altro giorno proprio con un assessore del mio paese (anche se l’argomento era completamente diverso): se, ad esempio, si offrono spettacoli teatrali per bambini al costo di 3 Euro l’uno, sperando di venire incontro alle esigenze delle famiglie, automaticamente si esclude tutta quella fetta di genitori che ritiene che il prezzo sia troppo basso e che ci sia “qualcosa sotto”, e che si sente più sicura a spenderne 10 o 15. Genitori che chiaramente se lo possono permettere.

In realtà penso che, come in tutte le cose, sia importante porsi delle domande, cercare di indagare le varie situazioni e decidere di conseguenza, con consapevolezza piena.
Possiamo ancora permetterci il lusso di effettuare delle scelte consapevoli…quindi perché non farlo?


mercoledì 4 settembre 2013

Breve aggiornamento sul lievito



E mentre continua la mia (per ora infruttuosa) ricerca del cremor tartaro, su Internet ho letto che solitamente basta mettere la metà di dose di lievito consigliata per ottenere lo stesso risultato.
Ci abbiamo provato e…è proprio vero!

La ricetta del nostro classico ciambellone da colazione prevede una bustina di lievito, ma anche mettendone solo metà la torta lievita perfettamente.

Un bel risparmio, provare per credere!

martedì 3 settembre 2013

Colori per le dita fai da te



La decisione di non andare più al supermercato va di pari passo con quella di dedicarmi il più possibile all’autoproduzione.
Ci sono infatti delle volte in cui non vado neanche nei negozietti né nei mercatini, ma le cose provo a farmele direttamente da sola. Come è successo ieri con i colori per le dita che ho fatto per mia figlia.

Io e mio marito amiamo da sempre dedicarci all’autoproduzione e lo facciamo per il semplice motivo che…ci piace da matti!
E così cerchiamo di produrci non solo prodotti alimentari, ma anche oggetti, vestiti, accessori e chi più ne ha più ne metta.

Inoltre amiamo far fare a nostra figlia le esperienza più disparate, ci piace vederla sperimentare e dare libero sfogo alla sua creatività. E cosa c’è di più liberatorio del colorare con le dita, provare la consistenza dei colori e osservare il loro effetto sulla carta?

Su Internet ho trovato una ricetta semplicissima, i cui ingredienti sono sicuramente già presenti in casa vostra:
- 3 cucchiai di zucchero
- mezzo cucchiaino di sale
- mezza tazza di farina
- 2 tazze di acqua

Basta mescolare gli ingredienti e farli addensare sul fuoco,


poi ho invasettato la cremina ottenuta (che tra l’altro ha un ottimo sapore)


e aggiunto i coloranti alimentari.


Abbiamo quindi aspettato che il composto si raffreddasse…e poi voilà, via libera alla fantasia e alla sperimentazione!


A mio parere questa ricetta è perfetta per i più piccolini, per far fare le primissime esperienze di colore ai bambini troppo piccoli per maneggiare un pennello.
Il colore può essere tranquillamente messo in bocca e ingerito, la sua consistenza è davvero interessante e non dovrete preoccuparvi che il bambino si sporchi troppo. Per pulire questi colori, infatti, basta pochissima acqua.

Naturalmente in commercio potete trovare dei colori per le dita a prezzi ragionevoli (anche se non conosco la loro composizione), ma ci metterete davvero pochi minuti a creare questi.
E poi volete mettere la soddisfazione?!?

venerdì 30 agosto 2013

Lode, lode, lode al G.A.S.



Sempre sia lodato il G.A.S.
Dove G.A.S. sta per Gruppo di Acquisto Solidale.

No, davvero, il G.A.S. mi ha semplificato molto la vita, e non solo da quando ho smesso di andare al supermercato, ma più in generale da quando ho aderito per la prima volta a un Gruppo di Acquisto, più o meno 5 anni fa.

(Tra parentesi, questo mio esperimento di non mettere piede in un supermercato per un anno non è nulla di eccezionale. Conosco diverse persone che, dopo aver aderito a un G.A.S., hanno praticamente smesso di andare al supermercato.)

Avevo provato a scrivere una breve descrizione di cosa fosse un G.A.S., poi ho controllato online e ho trovato parole molto più efficaci delle mie, che incollo qui:

“Il Gruppo d'Acquisto Solidale si costituisce, in genere, per favorire la riflessione sui temi dell'alimentazione con prodotti biologici, l'acquisto dei prodotti stessi a prezzi accessibili e per stabilire patti fiduciari tra consumatori e produttori (soprattutto locali). (…) Ne consegue un aumento del livello di soddisfazione per ambedue le parti. La merce termina di essere solo prodotto e diventa anche strumento di relazione tra soggetti che, oltre ai ruoli di produttori e consumatori, mettono in gioco i propri "volti" e le proprie storie. (…) 
Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarietà che parte dai membri del gruppo e si estende ai produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.”

In poche parole, un G.A.S. è formato da persone che decidono di acquistare prodotti di qualità, preferibilmente locali. Prodotti di qualsiasi tipo, dalle famose cassette di verdura ai detergenti per la casa. Gli acquisti vengono effettuati in modo critico: sono i consumatori (ovvero i membri del G.A.S.) a scegliere i produttori a cui affidarsi, garantendo così sostegno al lavoro di questi ultimi.

Pe r quel che riguarda l’organizzazione, ogni G.A.S. sceglie come organizzarsi: per motivi “logistici” io ho avuto a che fare con 3 G.A.S. e ognuno di questi seguiva una propria modalità, diversa da quella degli altri.

Finalmente da qualche tempo anche nel mio paese si è creato un Gruppo d’Acquisto ben strutturato e con cui mi trovo molto bene. Ogni settimana viene inviato un file con tutti i prodotti ordinabili (frutta e verdura, formaggi, prodotti da forno, marmellate, prodotti sott’olio e sott’aceto) in cui viene indicato il prezzo ad unità: si compila il file indicando il prodotto che si desidera ordinare, la quantità e lo si invia al referente. Il lunedì sera, poi, si va a ritirare quanto ordinato (si è stabilito un luogo di ritiro, un giorno ed un orario comuni) e si paga direttamente il produttore.
Fatto.
E non venitemi a dire che non è comodo.
Ditemi che preferite davvero andare al supermercato, cercare parcheggio, barcamenarvi tra la miriade di prodotti, fare i rally con il carrello e fare la fila alla cassa.
Non è meglio “fare la spesa” standosene comodamente seduti sul divano e andare a ritirare direttamente il tutto, incontrandosi con il produttore e scambiando due chiacchiere con gli altri gasisti?
Il tutto con la certezza di aver acquistato prodotti di qualità, di produttori locali che lottano quotidianamente per continuare a fare il proprio lavoro.

Ogni 3 mesi, poi, il mio G.A.S. partecipa ad un ordine INTERGAS: insieme ad altri Gruppi di Acquisto della zona si acquistano i prodotti non freschi (riso, farina, farro, orzo, pasta, legumi, prodotti equosolidali, - caffè, tè, zucchero, cioccolata, couscous – detersivi, prodotti per il corpo e per la casa…). L’ordine viene effettuato insieme ad altri G.A.S. per cercare di ottimizzare i trasporti e i prezzi, in quanto in questo caso non si tratta solo di produttori locali.

Infine, durante tutto l’anno, a seconda del clima, della disponibilità e delle produzioni, vengono effettuati ordini di carne, pesce e prodotti tipici di altre regioni.

Sinceramente, non riesco a trovare nessuna motivazione per cui non sia conveniente aderire a un G.A.S.
Ecco le obiezioni che solitamente ricevo.

1) “Bello. Però, sai, mio suocero ha l’orto e ci fornisce tutta la verdura di cui abbiamo bisogno.”
Beh, vabbeh, anche noi abbiamo l’orto e infatti non compriamo la verdura tramite il G.A.S.
 Però anche voi avrete pur bisogno di pasta, riso, detersivi, farina, uova …
Non so perché, ma è molto diffusa l’idea secondo cui “G.A.S. = cassetta di verdura”. No! Con il Gruppo d’Acquisto si può fare una spesa pressoché completa.

2) “Bello. Però, sai, noi siamo spesso via per lavoro e non potrei acquistare con regolarità.”
A chi aderisce al G.A.S. non viene richiesta regolarità negli acquisti, non bisogna impegnarsi ad acquistare qualcosa tutte le settimane.
Anche noi, ad esempio, praticamente partecipiamo solo agli ordini Intergas.
Certo, se uno si iscrive a un G.A.S.  e poi in 9 mesi non effettua neanche un acquisto… a quel punto è lecito domandarsi perché abbia deciso di aderire!

3) “Bello. Però vivo da solo e una cassetta di verdura è troppa per me.”
Ok, abbiamo già detto che non è vero che “G.A.S. = cassetta di verdura” ma si possono comprare tanti tipi di prodotti. Per quanto invece riguarda il discorso verdura nello specifico, conviene informarsi direttamente presso il proprio G.A.S. In quello del mio paese, ad esempio, non esiste la possibilità di acquistare delle cassette ma bisogna indicare il tipo e la quantità di verdura che si desidera. Vuoi solo un cespo di insalata? Sarai accontentato!

L’unica obiezione che mi ha convinta è stata quella della mia amica che, vivendo da sola e spesso rintanata in ufficio, compra davvero poche cose e preferisce recarsi in mercatini e negozietti il sabato mattina.

Detto ciò, non posso fare altro che consigliare davvero a TUTTI i Gruppi di Acquisto.
Perlomeno, non decidete a priori che non sono adatti a voi! Prima informatevi, cercate di capire come funziona il G.A.S. della vostra zona, parlate con qualcuno che ne faccia parte, date un’occhiata alla lista dei produttori e ai prezzi offerti.
POI decidete.